Stung (2015)

By Simone Corà | venerdì 10 luglio 2015 | 00:05

Un b-movie di quelli che si facevano una volta, can’t miss it!                                                                 

Se Stung fosse uscito negli anni Ottanta si sarebbe guadagnato un bello status di cult, o sarebbe stato comunque ricordato con un affetto nostalgico che immagino non faccia parte del bagaglio culturale delle nuove generazioni e del loro approccio al cinema di genere.
È uno di quei film che magari avrebbe avuto per protagonisti un paio di adolescenti innamorati, Corey Feldman avrebbe trainato idealmente il coraggio strampalato dell’eroe, un Jeffrey Combs avrebbe sparso facce e smorfie in un villain da incorniciare e la storia d’amore avrebbe un po’ sciolto il cuore e mosso certi muscoli con quelle prime cottarelle impossibili per ragazze di una bellezza e semplicità che oggi ci sogniamo, ed è molto probabile che, a distanza di tanti anni, tutti avrebbero un posto nel cuore per quel piccolo horroraccio divertente sulle api mutanti.
Nel 2015, invece, Stung deve alzare i gomiti per spuntare tra la massa di horror comedy, è costretto infatti a vegetare in un limbo di semi anonimato e anche a farsi notare non è detto che qualcuno lo prenda in simpatia, più facile invece che, in una situazione come quella odierna, lo si prenda per sciocco e inutile monster movie modello Asylum/Sy-fy e lo si scansi a priori un po’ schifati. Ma non potrebbe esserci niente di più sbagliato, perché Benni Diez sarà anche un esordiente, così come lo sceneggiatore Adam Aresty, ma hanno entrambi le idee chiare e pur sapendo che con la CG le cose sarebbero state più facili scelgono invece una più tradizionale e ormai dimenticata artigianalità con cui fare quello di cui avrebbe sempre bisogno un monster movie: i mostri.

Paul e Julia lavorano in un catering e sono alle prese con una festa privata per ricchi anziani. Lui è pazzo di lei ma non ha il coraggio di dirglielo, e così si rende protagonista di un milione di figure di merda tipicamente maschili mentre lei, che sotto sotto sa bene la situazione ed è chiaro che ci sta facendo un pensierino, non aspetta altro che lui si faccia avanti. Alla festa si beve anche se non si dovrebbe e il momento sarebbe perfetto, lui è troppo tonto ma si sta preparando, peccato che sul più bello arrivino i mostri, che a essere precisi sono api giganti e schiumose, e iniziano ad ammazzare gli invitati. I sopravvissuti si chiudono in casa e inizia il survivor, spalla a spalla con un anziano carismatico (un sempre gradito Lance Henrinksen) e un villain memorabile per tic, ambizioni e idiozia.
E il film gira molto bene, sarà tutto schematico, lineare e prevedibile, ma in una maniera che non dà fastidio perché caratterizzazioni ed eventi possiedono quel tocco delizioso che mette di buon umore: da una parte quindi la semplicità ironica di una storia classica ma sempre divertente, e dall’altra un disegno convincente dei personaggi che permette di affezionarsi loro in pochi istanti.
Lui è un loser parecchio simpatico e con un coraggio poco palestrato e molto fracassone, lei è un po’ freddina all’inizio ma si scioglie con un bella energia quando la situazione precipita, la coppia è fatta e i dialoghi si scrivono da soli, le battute sono ficcanti e il gioco di sguardi regge piacevolmente anche se l’approccio è a tratti eccessivamente da teenager e nel vedere un trentenne così impedito nel non esprimere la sua palese passione fa un po' troppo sorridere.


Aresty è all’esordio assoluto e non è di certo un campione di scrittura, ma non servono poi molti elementi per strutturare e chiudere le scene, si spiegano velocemente i perché e si pianta l’ironia nei dialoghi, sulla carta non pare cosa troppo difficile e per fortuna sembra saperlo bene Diez, che riesce a impacchettare ogni segmento con il giusto ritmo, togliendo sbavature laddove i personaggi si fissano troppo e insistendo sulle mimiche con quello humor che, in fondo, è la vera carta vincente (esemplare la scena del ricordo triste di Paul, distrutto all’improvviso da una cattiveria nerissima da applausi).
Al resto ci pensano i mostri perché sono pupazzoni viscidi e soddisfacenti e si basano su una biologia sempre divertente (mutazioni da materiale tossico, se facciamo i nostalgici facciamolo fino in fondo): queste api parassite iniettano larve nel corpo ospite, trasformandolo in un secondo momento in bestie giganti che sembrano mosche con zampe da ragno. Le trasformazioni ricordano fin troppo quelle de La cosa ma va bene lo stesso, gli effetti sono buoni e il livello di gore è molto alto, e a dirla tutta di corpi che si squartano per far fuoriuscire lunghe zampe pelose non ce ne sono mai abbastanza.
E poi ci sono quei piccoli dettagli che fanno quella piccola differenza, è cosa da poco ma è sempre piacevole da sottolineare, perché idee come la testa dell’ospite che rimane attaccata al mostro dopo la trasformazione, o la fusione involontaria che crea il villain, o ancora le varie mutazioni che esibiscono le api killer nella parte conclusiva, colpiscono dove serve.

Un b-movie estivo che sembra davvero uscito da una VHS dimenticata nei vecchi scatoloni, ma che bella sorpresa!    

6 commenti:

  1. Lo voglio recuperare assolutamente.
    Pare una vera ficata.

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    1. Non è così indispensabile, eh, però è caruccio e lo si guarda volentieri :)

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  2. ce l'ho in rampa di lancio...torno dopo averlo visto...

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  3. Io mi sono divertita il giusto. Non capisco ancora se l'operazione nostalgica sia sincera, oppure se regista e sceneggiatore, a forza di fare l'occhiolino, si sono presi una bella congiuntivite.
    Però, a parte il mio essere una malfidente brutta persona, il film funziona, va spedito dall'inizio alla fine, fa ridere e inorridire e poi ha Henriksen che da solo vale la visione.

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    1. Alla fine il discorso è lo stesso di We are still here: questi esordienti devono pur partire da qualche parte, e preferisco di gran lunga che si appoggino così tanto a film grossi di una volta per poi migliorare e personalizzarsi di film in film, piuttosto che tentare sin da subito una qualche strada più original senza avere però le capacità per reggerla. :)

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