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Il cinema horror itagliano bla bla bla: Hotel Inferno (2013)

By Simone Corà | lunedì 17 marzo 2014 | 08:00


Italia, colore, 77 minuti
Regia: Giulio De Santi
Sceneggiatura: Giulio De Santi

Parole che non userò in questa recensione: onestà, buona volontà, passione, crederci. Altre cose che non scriverò perché no: capolavoro, meglio di, erano anni che non vedevo, se solo passasse nei cinema, se i distributori, cinepanettone, Dario Argento, quello dei Tiromancino.

Perché, davvero, ai tizi della Necrostorm non serve vengano rimboccate le coperte, non hanno bisogno di pacche sulle spalle né di venire identificati in qualcosa – l’horror italiano e i suoi fan, se non si era capito – che, a conti fatti, non esiste. Saranno pure tricolori ma se ne stanno per i fatti loro, fanno tutto da soli e, per quanto con i loro prodotti non ci si sollevi poi molto sopra il livello della pura amatorialità, si sono creati un piccolo seguito worldwide in una manciata d’anni grazie a un’attitudine violentemente e sorprendentemente geek coniugando senza compromessi ultraviolenza, atmosfere eighties, anime e videogiochi senza il supporto di nessuno che pubblicizzi, ci stampi il nome sopra o sigli una locandina sponsorizzando a scapito della mera e bene o male sempre dimenticata qualità.

Hotel Inferno è il terzo lungometraggio di queste brutte persone, scrive e dirige Giulio De Santi come per Taeter City, e non cambiano naturalmente i binari guida: in primis il livello di splatter e gore è una conferma di allucinanti geyser emoglobinici e teste che esplodono, gole recise in profondità e arti mozzati brutalmente, ma ciò che prende realmente il sopravvento è l’anima nerd del gruppo con un’impostazione registica/narrativa di stampo totalmente videoludico. Prima delle cose simpatiche a cui la Necrostorm ci ha abituato, come sgozzamenti lunghissimi, martellate micidiali e pugni che disintegrano crani, Hotel Inferno ha dalla sua un impatto visivo coraggioso non tanto per la scelta di creare una soggettiva lunga 77 minuti, emulando un genere come l’fps, bensì quella di calcolare, riportare e rispettare meticolosamente i tempi videoludici nella loro interezza: Frank Zimosa, killer assoldato misteriosamente per fare piazza pulita di chi alloggia all’hotel Inferno, temporeggia guardandosi attorno come un farebbe un giocatore mentre viene aggiornato sulla missione, se ferito cerca nei cassetti lì accanto e trova un farmaco che allevi il dolore, sposta gli oggetti come a constatare l’interagibilità dell’ambiente, trova armi in punti chiavi prima di affrontare grossi nemici, deve risolvere piccoli enigmi per superare alcune sezioni, combatte con brutta gente e mostri orribili sfidandoli in serie, vedendoli apparire improvvisamente oppure uccidendoli in modalità stealth. L’attenzione per le regole videoludiche è clamorosa, e dimostra una notevole cura per il progetto molto prima di darne un riguardo meramente estetico, con cui vendersi facilmente, con tonnellate di budella spappolate. 

Il resto chiaramente è un delirio sanguinario innestato su una trama videloudicamente lineare dove Zimosa, killer di gran fama, si addentra sempre di più nelle stanze e nei sotterranei di un hotel che di infernale non ha soltanto il nome: dialoghi e voci sono poca cosa, le recitazioni sono bene o male ingiudicabili dato che gli attori non sono altro che comparse ammazzate violentemente dalle armi del protagonista, ma la trama, nei suoi risvolti demoniaci, ha un suo perché e per quanto semplice è ben costruita, tanto che anche nei momenti inevitabilmente più ridicoli (su tutto la lunga sequenza dei simboli dipinti sul muro) si può tenere bene e passare oltre senza troppe sofferenze. 

Se vi piacciono cervelli che scoppiano, arti amputati e secchiate di sangue, e se fate gli applausi per le citazioni e le trovate geek, la Necrostorm sa trattare bene – certo, non si può parlare di bellezza in senso assoluto, è impossibile definire Hotel Inferno un bel film, tanti, troppe sono gli aspetti che oggettivamente lo minano (per quanto interessanti e abbondanti gli f/x sono troppo artigianali, così come il trucco e la cura dei mostri), ma è comunque una visione piacevolissima e dotata di una propria personalità. Alla fine Hotel Inferno è semplicemente un film per cui vale la pena spendere ottanta minuti, ed è a questo stupido giudizio che ogni horror dovrebbe sempre sottostare.

4 commenti:

  1. non conoscevo ma me lo segno...a naso la cosa non mi dispiace...

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    1. Davvero non conoscevi sti pazzi? Prova a recuperare, non aspettarti i miracoli, anzi, ma ci sono tutte quelle belle cose che dovrebbero esserci in ogni film horror :)

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  2. Nemmeno io conoscevo costoro, forse sono troppo "underground" rispetto ai "circoli" che frequento :D
    Quasi quasi lo recupero, si trova facilmente?

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    1. Be', oddio, è da una manciata d'anni che sono usciti, più che altro sono esterni a qualsiasi circuito (per fortuna) se non quello loro (film in direct to video e basta, nessun tentativo cinematografico, per dirci). Comunque sì, lo si trova diciamo scalciando certi animali, in inglese senza subbi :)

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