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Recensione: Yakuza Weapon

By Simone Corà | martedì 31 luglio 2012 | 08:00


2011, Giappone, colore, 104 minuti
Regia: Tak Sakaguchi, Yudai Yamaguchi
Sceneggiatura: Tak Sakaguchi, Yudai Yamaguchi

Dal manga omonimo di Ken Ishikawa, il papà di Getter Robo, Tak Sakaguchi e Yudai Yamaguchi tornano di nuovo a lavorare insieme dopo un paio di commedie splatter (Battlefield Baseball e Deadball) per sfornare quello che, per il momento, è il film che rappresenta nel modo migliore lo spirito della Sushi Typhoon, finalmente incanalato in una direzione che faccia convivere il delirio demenziale e la follia splatter con un minimo di struttura narrativa. Non che Yakuza Weapon manchi di tempi morti o di annacquamenti, evidentemente difetti genetici della corrente più idiota del cinema giapponese, ma storia e immagini, dialoghi e personaggi collaborano felicemente nella creazione di un film divertentissimo e ricco di invenzioni di ogni tipo, sostenuto e trascinato proprio dalla sua totalità – e non soltanto dal reparto visivo come accadeva un po’ negli altri titoli della combriccola, almeno fino al buon Helldriver di Yoshishiro Nishimura.

E questo perché il frullato di generi non solo tiene botta per l’intera durata del film, ma funziona anche prendendo singolarmente gli elementi che lo compongono: la parte demente stupisce per l’esagerata assurdità (un esempio è la fidanzata di Shogo, che lo accoglie dopo mesi passati lontani tirandogli addosso una BARCA), e quella splatter/horror, come al solito, rinfresca per l’esuberante creatività (su tutto la donna/arma, strepitosa nel suo smontarsi e rimontarsi). Chiaro quindi che, unendo tali estremi così ben riusciti ne esce un ibrido assai spassoso, brillantemente comico e che non deve ricorrere alle sole stravaganze sanguinolente per strappare sorrisi.

D’altra parte, la pochezza effettistica e il low budget esasperato mostrano pecche abbastanza ingenuotte (il sangue digitale che spesso non sporca i muri che colpisce), soprattutto considerando la discreta regia che sa costruire un ritmo decente e, tra l’altro, all’improvviso tira fuori un piano sequenza di dieci minuti dove Tak Sakaguchi, irresistibile come sempre nel classico ruolo dello stronzetto presuntuoso, ma anche co-sceneggiatore e co-regista, rilascia mazzate alla gang nemica mitragliando dal braccio bionica e sparando missili dalle ginocchia.

Sarà forse l’idea di base, in fondo lontana dalle stramberie di Noburi Igughi e del già citato Nishimura, a dare un aspetto così vigoroso alla pellicola, ma Yakuza Weapon piace proprio per il suo essere più commedia che horror/sci-fi con tonnellate di sangue, e se le robe della Sushi Typhoon non vi hanno magari ancora colpito (come potrebbero fare se solo si sforzassero un po’ di più e sgrezzassero la cinepresa), con questo film, pur conoscendo i limiti che lo imprigionano, non c’è rischio di rimanere delusi. 

2 commenti:

  1. Helldriver ce l'ho pronto da vedere da un sacco di tempo ma dopo aver visto Tokyo gore police ho quasi paura a schiacciare il bottone play...questa cosa della barca ora la devo vedere...mi hai incuriosito troppo...

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    1. Mi ero scurdato di risponderti, che maleducato! Comunque, oh, TGP è brutto, sì, c'è poco da fare, ma ha idee della madonna, e io in questi film apprezzo soprattutto queste, più che il risultato complessivo. Helldriver invece è mooolto meglio, anche se ha sempre lacune su ritmo, regia e sceneggiatura. Yakuza Weapon però è molto caruccio, più commedia demenziale che horror splatter, funziona tutto sommato bene ed è assai divertente :)

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