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Recensione: The Last Lovecraft: Relic of Cthulhu

By Simone Corà | martedì 29 maggio 2012 | 08:00


2009, USA, colore, 78 minuti  
Regia: Henry Saine  
Sceneggiatura: Devin McGinn  

La parodia lovecraftiana è tra le materie preferite di chi bazzica nel maelstrom horror, provate solo a googlare Cthulhu per vedere quante immagini buffe e deliranti compaiono per prendersi gioco della divinità per eccellenza, ormai mascotte del genere tutto. The Last Lovecraft: Relic of Cthulhu, prodotto indie e realizzato con budget inesistente, attinge a piene mani proprio da questa visione caricaturale della mitologia cosmica dei Grandi Antichi: protagonisti un trio di nerd che al solitario di Providence hanno sacrificato la loro intera esistenza, alle prese con la solita resurrezione del dormiente di R’Lyeh a opera del solito team di uomini incappucciati.

Chiaro che, date le premesse, non è di certo la trama il punto di forza della pellicola di Henry Saine, bensì il carattere citazionistico dell’universo lovecraftiano, trattato sicuramente con superficialità ma con una divertente verve ironica che da sola tiene in piedi questi ottanta minuti scarsi. Con un tale titoli e simili riferimenti è sinceramente difficile accettare la sbrigatività nel mettere insieme orrori cosmici e discendenze aliene, cosa per cui ho storto parecchio il naso anch’io, ma tutto sommato questa scelta di comodo non infastidisce perché la pellicola mira ad altro, ed è questo altro che va valutato.

La sceneggiatura di McGinn scherza sulla natura acquatica delle entità aliene, dando vita a irresistibili siparietti (da lacrime agli occhi le esperienze vissute da Capitan Olaf), riassume complesse mitologie per mezzo di fumetti e vignette ridicole, e in generale si burla di qualsiasi serietà vestendo persino il boss finale con una t-shirt colorata. Ma se l’umorismo legato agli scritti lovecraftiani brilla per inventiva e scaltrezza, è il resto a perdere ben più di un proverbiale colpo: lasciata buona parte delle gag riuscite allo Zack Galifianakis dei poveri, il comunque bravo Edward Flores, della pellicola rimane poco altro perché viene a mancare quell’efficacia umoristica necessaria a sorreggere quella che è principalmente una commedia. The Last Lovecraft appare quindi spesso sfocato, addirittura noioso, dispersivo in parentesi dialogiche di poco conto che bisogna sorbirsi pazientemente nell’attesa di un nuovo sketch, e questo perché è prima di tutto la trama a non avere alcun carisma, troppo marginale, troppo raffazzonata, troppo in secondo piano. Senza un nocciolo a tenere in piedi il progetto, quindi, tutto si sfalda inevitabilmente.

È un gran peccato, perché il cast mostra attori davvero ispirati e in forma, su tutti lo sceneggiatore McGinn che interpreta anche la spalla comica del protagonista, e, sebbene ci si debba inginocchiare a una regia televisiva, The Last Lovecraft, se solo si fosse curato con più attenzione la trama, avrebbe potuto aspirare a molto, molto di più. 

4 commenti:

  1. Inguardabile. Ci avevo provato da vero fan di cutulu, ma dio e madonna che palle di film. Non riusciva a prendermi la componente cultista, non mi faceva ridere la parte che avrebbe dovuto essere comica.
    Peccato, ma a quanto pare Lovecraft è duro da portare sullo schermo, che ci si scherzi o meno.

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    1. Sì, complessivamente è bruttino, ma ti dirò, a me certe parti comiche legate ai miti sono sembrate riuscite, ispirate. E' tutto il resto che funziona gran poco...

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  2. Anche io l'ho mollato dopo 20 minuti... na palla... :)
    Da lovecraft ho in prossima visione the wishperer in darkness...

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    1. Ce l'ho in lista anch'io, il loro film precedente mi era piaciuto parecchio e sono molto curioso :)

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