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Recensione: The Children

By Simone Corà | martedì 3 aprile 2012 | 08:00

2008, UK, colore, 84 minuti
Regia: Tom Shankland
Sceneggiatura: Tom Shankland

Se oggi il cinema e la narrativa legati agli zombi soffrono di un evidente, e inevitabile, calo di idee, con storie tutte uguali che mischiano post-apocalisse, 28 giorni dopo e qualche pasto romeriano, nel 2008 c’era già qualcuno a cui la schematicità di un tale modo di fare horror dava fastidio. Con all’attivo una pellicola a metà strada tra Seven e Saw, l’interessante ma non del tutto riuscito w Delta z, Tom Shankland tornava infatti sugli schermi con un’opera piccola e che molto deve all’immaginario zombesco, ma estremamente, estremamente incisiva, tanto che a qualche anno di distanza si continua a ricordare con vero piacere.

Ma se The Children può essere visto come una storia dove un gruppo di persone qualsiasi deve fronteggiare una legione di bambini-zombi, cosa lo differenzia da tanti altri lavori simili? A un primo sguardo l’idea che regge il film non sembra capace di giustificare le parole spese nel cappello introduttivo, d’altronde se la pellicola puntasse soltanto sul fascino sbagliato di un pupetto innocente per inscenare l’orrore non saremmo molto distanti neanche dalle tante opere con pargolo demoniaco che qui su Midian annoiano parecchio. Certo, una serie di mostri così piccoli accentua l’angoscia e disturba non poco, soprattutto pensando all’esplicita violenza usata nella pellicola, ma a valorizzarlo c’è invece un’ottima, ottima combo di regia e scrittura, così fresca e dinamica, pur nel rimescolare un plot abbastanza conosciuto, da rendere The Children sempre vivace, coinvolgente e soprattutto inquietante.

Nessuna spiegazione, nessun motivazione, nessun blablabla informativo, il virus arriva e colpisce i bambini delle due famiglie protagoniste mentre i rispettivi genitori si fanno i cazzi loro parlando di lavoro, famiglia, istruzione e passatempi. L’orrore piomba nel quotidiano, piantandogli l’equivalente di un pugnale nella schiena, e questo perché Shankland spende parecchi minuti per imbastire il dialogo iniziale dal quale, poi, far trasparire i caratteri degli adulti: dall’amicizia delle due sorelle all’irritante egocentrismo di Jonah, dal fascino di Robbie all’esuberante ingenuità di Casey, Shankland introduce ma non chiarisce, lasciando che pregi e soprattutto difetti di ogni persona, dalla possessività alla morbosità, prendano vita propria man mano che la storia avanza.

In questo modo, quando l’orrore scardina la realtà e mette gli adulti e le loro difficoltà nell’essere genitori di fronte ai malvagi marmocchi, ogni personalità schizza impazzita in ogni direzione con una varietà e una credibilità capaci anche, tra le altre cose, di rendere carismatico un personaggio come Casey, una teen darkettona e rompicoglioni che qualsiasi altro autore avrebbe gestito bidimensionalmente.

Il resto è una gran festa di fiato corto e violenza, con i bambini che attaccano i grandi non solo con una malvagità inconcepibile, ma anche, e soprattutto, con uno sguardo perso e sinistro che da solo raggela, ben più della loro brutalità omicida. Shankland dirige con gran ritmo la vicenda, gestendo con brillantezza la confusione di una casa con quattro bambini e un’adolescente che urlano, piangono e si lamentano tutto il tempo, alternandosi tra riprese serrate (la parte conclusiva sulla scale, a tratti insostenibile) e inquadrature inusuali (la camminata di Chloe nella neve), coordinando perfettamente i vari punti di vista protagonisti e riuscendo nello stesso tempo a far male allo spettatore tanto mostrando esplicitamente (Elaine nella serra) quanto suggerendo diabolicamente (lo slittino).

Ci sono difetti, chiaro, imperfezioni nella gestione delle reazioni di alcuni personaggi che tralasciano eccessivamente, in un paio di momenti, lo strano comportamento dei bambini, ma nell’esasperazione che si viene a creare nella casa in montagna possono anche essere giustificati, d’altronde i brividi garantiti dal glaciale scenario innevato, sfondo ideale per la mattanza inscenata, permettono ben volentieri di chiudere un occhio su certi particolari.

Nell’attesa di rivedere Shankland con una sua creatura (Dark Corners, atteso per quest’anno) dopo troppi anni prestati alla tv (con serie di cui parlano un gran bene, come The Fades e Dirk Gently, che però non ho ancora visto), The Children è una pellicola longeva che si presta volentieri a più e più visioni.

8 commenti:

  1. Eh, gran bel film.
    The fades è molto carina come serie ma non mi ha convinto più di tanto.

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    1. E' più che altro quella patina di young adult che finora mi ha tenuto lontano da questo serie, ma prima o poi me la sparerò.

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    2. In effetti è molto strano e non saprei come descriverlo. Una specie di Beverly Hills degli sfigati con angeli e demoni(demoni...?).
      La parte bella è la costruzione nosense del racconto, molto fumettosa. La parti brutte sono la recitazione e quello spunto "teen-bimbominkia" che non sono riuscito a metabolizzare... mah!

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    3. Sì, infatti, è quella cosa lì di giovinastri e dintorni che mi spinge via, altrimenti la trama sembra parecchio interessante...

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  2. La mancanza di blablabla informativi è un grosso punto a favore. Non mancherò di guardare questo film :)

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    1. Niente spiegoni, solo tanta azione e violenza. è questo quello che ci vuole :)

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  3. L'avevo comprato per pura curiosità e dopo aver letto parecchie recensioni positive, ma devo ancora vederlo.
    Tornerò a farmi sentire dopo la visione ^^

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