Feast

By Simone Corà | lunedì 14 giugno 2010 | 08:00

2006, USA, colore, 95 minuti
Regia: John Gulager
Sceneggiatura: Marcus Dunstan, Patrick Melton

In un bar sperduto in mezzo al deserto, una variopinta clientela non ha idea dell’inferno che sta per scatenarsi. Creature gigantesche, spaventose e soprattutto affamate di carne umana sono infatti in procinto di attaccare il locale, e sbarrare ogni uscita e resistere, per quel manipolo di poveri ubriaconi, è l’unica scelta a loro disposizione.

Non ci vuole molto per spiegare il concetto di film horror che, qui a Midian, piace e piacerà sempre e sbriciolerà, senza difficoltà alcuna, ogni altra rappresentazione del terrore.

Una casa.
Un gruppo di disperati che si barricano all’interno.
Dei mostri che voglio entrare.

Credo che nella situazione dell’assedio si racchiuda un po’ tutto quello che circola nell’ambiente orrorifico, elementi che, se ben giocati (quindi cura nella caratterizzazione dei personaggi e nei loro modi di azione/reazione, e fantasia nella creazione dalle creature/alieni/zombie), possono mostrare inquietudine, disperazione, paura e follia meglio di qualunque altro espediente cinenarrativo.
Chi mi conosce, poi, sa che se a tutto questo si aggiungono tonnellate di ironia dialogica e comicità splatter, omaggiando senza mai stancarsi quel gioiello di Splatters, mi si renderà il nerd più felice di questo mondo.

In Feast c’è tutto questo.
Un bar come ultimo, insicuro baluardo della razza umana. Personaggi mediamente caratterizzati, sul filo della demenzialità. Spietatissimi mostri zannuti con dentature fitte e affilate. Sarcasmo del colore più nero possibile. Sangue a iosa.

E se già si potrebbe amare questo film per la presenza di Jason Meewes, l’indimenticabile Jay onnipresente nei film di Kevin Smith, nella parte di se stesso, bisogna dare atto alla combriccola capitanata da John Gulager di aver costruito un circo di simpatiche efferatezze che, conscio di non poter mostrare nulla di nuovo, né tanto meno di giocare sulle sottili strade della tensione, deride con brio i tipici cliché di questo particolare filone cinematografico.

Troveremo pertanto i classici protagonisti, imprigionati in caratterizzazioni volutamente ridicole (basti pensare ai panni con cui vestono Henry Rollins), ai quali non verrà però corrisposto un altrettanto classico ruolo. Non sembra poi così difficile costruire un susseguirsi di eventi a cui sopravvivono i personaggi meno adeguati, ribaltando certi schematismi del cinema del terrore, ma si tratta di scelte che, oltre a essere poco battute soprattutto nel panorama dei b-movie, in Feast brillano per buffa originalità. A pellicola conclusa si resta infatti piacevolmente sorpresi nel vedere chi la spunta contro la fame colossale delle bestie e chi no.

Il resto è un delirio di sangue e budella, meno estremo, comunque, di quanto si possa immaginare (ci penseranno i due sequel a raggiungere livelli gore strabilianti): dolorose mutilazioni, morsi violenti e ripetuti, pasti disgustosi e getti di vomito colorano di rosso e verde gran parte della pellicola, e questo senza parlare della smisurata eccitazione sessuale delle creature e dei loro abbondanti, ehm, appagamenti.

Dispiace quindi che vi sia una mancanza di lucidità generale, soprattutto nella seconda parte della pellicola, nella rappresentazione della carneficina. La regia veloce e adrenalinica, e soprattutto il montaggio supersonico, spesso non si accoppiano nel migliore dei modi e non sempre è facile seguire e capire cosa diavolo stia succedendo.
Contando il fatto che le bestie, complice il budget di certo non stellare, si vedono in pochissime occasioni, ed è più che altro in questi momenti che la resa visiva sembra impazzire, la fluidità complessiva ne risulta minata eccessivamente, in un’altalenanza di ritmi a volte irritante.

Ciò non toglie la bontà di una pellicola come Feast, che, cosa da non sottovalutare, si presta facilmente anche a una seconda visione.

7 commenti:

  1. "gustosità" te lo ha suggerito il pubblicitario della Sammontana ho l'hai copiato altrove?...

    Ou ma nel film c'è un certo cantante hardcore punk eh, ricordiamolo...

    Bello, poi parli anche del secondo episodio?

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  2. Word mi dice che gustosità esiste, io mi fido però magari cambio, dài, è proprio una parola brutta, a pensarci su.

    Grande Rollins, ora l'aggiungo, giusto.

    Parlerò del secondo, ovviamente, che è il film più marcio e cattivo che abbia mai visto, e poi del terzo, che quello stupro anale alieno mica si può dimenticare... :-D

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  3. Ottima segnalazione! E poi, la tua passione è anche la mia.

    ;)

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  4. Ottima segnalazione!
    Jason Mewes nella parte di sè stesso?
    Però senza Silent Bob mi sa che ci perde comunque qualcosa...
    Comunque Splatters era e rimane un caposaldo dell'Horror.
    Se ti piace SPLATTERS prova a recuperare il primo film di Jackson:BAD TASTE.
    Girato con pochi soldi e con i classici 4 amici al bar.
    Delirio allo stato puro.

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  5. @ elgraeco: e se ti piace, recupera assolutamente anche i due sequel, soprattutto il secondo, di una cattiveria allucinante.
    Ne parlerò nei prossimi giorni. :)

    @ Nick: come si fa a non conoscere e a non amare Bad Taste? :-D

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  6. Prossima volta io porta te telefilm tu porta me film, okay gringo?

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  7. Mi sembra una proposta accettabile. :)

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